Portare in alto un paese. Dedicare alla propria terra ogni goccia di sudore. Crescere colpo dopo colpo. Essere nessuno e diventare simbolo di libertà, di lotta che si posa negli occhi per fare luce e seguire una traiettoria – fino alla grande vittoria.
È la storia di Majlinda Kelmendi, la judoka kosovara – prima atleta rappresentante del Comitato Olimpico del Kosovo (nonché prima atleta di etnia albanese) a vincere una medaglia d’oro nelle olimpiadi, ricoprendo dal 2013 la prima posizione della classifica internazionale delle International Judo Federation.

Due titoli mondiali e quattro titoli europei, ultimo dei quali vinto ai Giochi Europei di Minsk 2019. Nel 2014 verrà nominata migliore judoka al mondo in tutte le categorie, e sarà decorata con la “Medaglia Presidenziale al Merito” dal Presidente del Kosovo Atifete Jahjaga .
Ma sarà Vjosa Osmani, un’altra donna presidente, ad accompagnare Majlinda Kelmendi nella cerimonia statale (organizzata dalla presidente stessa), per la chiusura della carriera sportiva attiva dell’atleta, il 6 dicembre, onorandola con l’ordine “Shote Galica” (Ordine in memoria della condottiera e patriota Shote Galica) qualificandola come un’eroina del Kosovo, una leggenda degli sport.
“Nei tre decenni della sua vita è diventata il volto del Kosovo di oggi “, ha detto il presidente Osmani durante il discorso.
Un volto che ha combattuto anche per l’uguaglianza di genere, lavorando duramente per non deludere Kosovo e rendere il paese orgoglioso di lei. Un volto che ha dato speranza alle persone di continuare a vivere nella propria terra.
Un volto che quando combatteva, faceva fermare una nazione intera.
Una nazione che oggi, le affiderà il grande ruolo di allenatore a fianco del suo mentore, Driton Kuka.