La Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE) ha raccomandato l’avvio dei negoziati con il consiglio europeo per la liberalizzazione dei visti con il Kosovo. Decisione accolta con favore da Johannes Hahn.
Nello specifico, Hahn ha commentato la presa di posizione del comitato europeo LIBE (commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo) che ha raccomandato di avviare i negoziati con il consiglio europeo sulla liberalizzazione dei visti.
Con un post su Twitter, il commissario per l’allargamento dell’UE ha dichiarato di aver accolto piacevolmente la presa di posizione del comitato, che rappresenta un proseguo della posizione della Commissione Europea.
“Accolgo piacevolmente la presa di posizione del comitato che rappresenta un proseguo della posizione della Commissione Europea per l’avvio dei negoziati con il consiglio europeo per la liberalizzazione dei visti.” – si legge nel tweet di Hahn.
I 49 membri di LIBE hanno votato a favore dell’avvio dei colloqui con il consiglio europeo, la cui approvazione è l’ultimo passo da compiere affinché i cittadini del Kosovo possano viaggiare senza necessità di visto verso i paesi dell’area Schengen.
Lo scorso anno l’ok del parlamento europeo
A settembre 2018, con 420 voti a favore, il parlamento europeo si era espresso favorevole sulla liberalizzazione dei visti per il Kosovo. La relatrice per il Kosovo, Tanja Fajon, si era espressa così sulla votazione del parlamento:
“I cittadini del Kosovo sono sempre più vicini a potersi muovere senza visti in Europa. Sono contenta di aver ricevuto l’ok da parte della maggioranza del parlamento europeo per poter negoziare con il consiglio europeo la liberalizzazione dei visti per il Kosovo. La questione, quindi, continuerà con i governi degli stati membri dell’Unione Europea, e non ci fermeremo fino a quando non avremo raggiunto il nostro obiettivo.” – aveva detto Tanja Fajon.
Tutte le procedure necessarie presso le istituzioni nell’Unione Europea avrebbero dovuto avere una durata di circa sei mesi; tuttavia, il periodo elettorale che ha caratterizzato le istituzioni UE nel primo semestre di quest’anno hanno ulteriormente trascinato nel tempo la questione.